La maggior parte degli avvelenamenti riportati nei centri antiveleno sono causati dall’ingestione di piante velenose. La diffusione di questo fenomeno è dovuta al fatto che sempre più persone usano piante come cibo, cosmetici o medicine in modo poco consapevole.
Non è sempre facile distinguere una pianta velenosa da una benefica, per questo diventa sempre più importante lo sviluppo di strumenti in grado di identificare rapidamente una specie per garantire la qualità delle filiere produttive, soprattutto se si trattano miscele di varie piante.
La pubblicazione della relazione annuale sul sistema di allerta rapido degli alimenti e dei mangimi in Europa (RASFF), analizzata da Coldiretti, mette in evidenza come la Salmonella sia la contaminazione microbiologica più diffusa negli alimenti.
I 455 casi di Salmonella nell’anno 2016 interessano una grande varietà di prodotti: 126 pollame, 68 frutta e verdura, 42 altre carni, 20 erbe e spezie, 14 uova, 20 prodotti ittici, 6 latte e derivati, 113 mangimi animali. Questa contaminazione coinvolge l’intero comparto alimentare e porta dei reali rischi per la salute dei consumatori.
Oltre 35 casi di salmonella registrati in Francia, Spagna e Grecia hanno costretto il colosso francese Lactalis a ritirare dal mercato oltre 600 lotti di latte in polvere per neonati, per un totale di oltre 21 milioni di prodotti rimossi dagli scaffali.
Un colpo che potrà far perdere la fiducia dei consumatori nel marchio, fondamentale quando si parla di prodotti per neonati. Questo evento sta portando un danno incalcolabile a livello di immagine all’azienda, oltre alle azioni legali e alle richieste di risarcimenti dalle famiglie.
Il 58% del Nasello e del Merluzzo venduto in Cina non è etichettato correttamente. Questo dato, messo in luce da uno studio sul giornale Food Control, è stato riscontrato testando con la tecnica del DNA barcoding 153 prodotti venduti in ristoranti di 16 città cinesi.
Sfruttando questa metodica i ricercatori hanno potuto constatare, in modo rapido ed economico, che 3 prodotti su 5 non appartengono alla specie dichiarata sul menù, una frode alimentare che mette a rischio l’incolumità dei consumatori.
Il DNA barcoding, sfruttando marcatori univoci e specifici, permette di analizzare il DNA di molte specie ittiche, anche essiccate o conservate, garantendo la qualità dell’intera filiera e una maggiore sicurezza per il consumatore.
Già Plinio, ai tempi dell’antica Roma, nella sua opera “Historia naturalis“ raccontava di come i commercianti adulterassero spezie e alimenti provenienti dai paesi orientali.
Passano i secoli e le abitudini alimentari cambiano ma le frodi alimentari rimangono sempre un argomento all’ordine del giorno.
7 luglio 2017, il Ministero della Salute ha ritirato dal mercato alcuni lotti di confezioni di alimenti per animali dopo aver rintracciato al loro interno la presenza del batterio salmonella, per la possibilità di contagio per coloro che entrano in contatto con questi prodotti.
Il ritiro di un prodotto dal mercato implica conseguenze dannose per le aziende. Oggi, come mai prima, i consumatori sono attenti alla qualità e sicurezza di ciò che acquistano e consumano. In aggiunta, gli attuali sistemi di comunicazione consentono una diffusione sempre più rapida delle notizie, difficile da prevedere e controllare.
Tracciabilità e sicurezza alimentare sono concetti che stanno acquisendo una rilevanza sempre maggiore nel settore agroalimentare.
Verificare l’origine e la qualità delle materie prime e la composizione dei prodotti finiti offre numerosi vantaggi non solo in ambito di sicurezza e rintracciabilità dei prodotti ma anche a livello di immagine.
Aziende che pongono molta attenzione a questi aspetti, comunicando in modo adeguato gli investimenti e i risultati ottenuti, riescono ad accrescere la fiducia dei consumatori che di conseguenza dimostreranno maggiore fidelizzazione al marchio.
La crescita di rilevanza delle biotecnologie ha consentito di sviluppare nuove metodologie in grado di migliorare la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti alimentari.
Tra queste Il DNA Barcoding tecnica che consente di identificare una determinata specie partendo da uno specifico segmento di DNA anche in miscele complesse o in prodotti finiti e lavorati.
Questa innovativa tecnica permette di stabilire in maniera univoca la specie, sia animale che vegetale, laddove non sia morfologicamente determinabile (polveri, semilavorati, etc..), configurandosi come utile strumento sia in campo scientifico che industriale. L’identificazione avviene grazie all’analisi di una precisa porzione di DNA caratterizzante della sola specie in esame così come un codice a barre identifica solamente un determinato prodotto.
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